Decalogo dei “Cammini”
Stanno nascendo decine di cammini, dedicati a santi e a briganti, religiosi e laici, il 2016 è stato l’anno dei cammini. Ma nessuno si è mai preso l’impegno di dare una definizione che tracci il confine tra ciò che è un Cammino e ciò che invece non lo è. È un terreno molto rischioso, c’è il rischio di sbagliare, ma crediamo sia importante e utile in questo momento. L’importante è essere il più possibile inclusivi, siamo aperti alle proposte e disponibili alle integrazioni.
28 gennaio 2016
Pensate che sia inutile? Che è bello che ognuno decida cos’è cammino in cuor suo? Certo, è giusto pensarlo, però leggete questo decalogo e dite se vi piacerebbe camminare su un cammino che ha parametri contrari a quelli che abbiamo provato a classificare. Non vuole essere un decalogo per dare certificazioni, non ci arroghiamo nessun diritto, ma vorremmo dare una serie di indicazioni e suggerimenti per migliorare il nostro percorso di costruttori di Cammini. Noi della Compagnia dei Cammini lo abbiamo adottato e abbiamo creato una Rete di Cammini che rispettano questo decalogo.
- Si definisce “cammino” un percorso di almeno 4 giorni consecutivi.
- Si definisce “cammino” un percorso a piedi dove l’asfalto sia inferiore al 50% del totale. E che nella sua descrizione informi il camminatore della percentuale di asfalto per trasparenza. All’inizio un cammino può anche avere più asfalto, ma poi si deve lavorare con impegno a ridurre questa percentuale ai termini accettabili per il bene del camminatore.
- Si definisce “cammino” un percorso con un tema significativo, a cui il cammino è intitolato, un tema che può essere spirituale, storico, religioso, culturale, artistico, naturalistico o altro, un tema che permei di un contenuto principale tutto il cammino stesso. Ci possono poi essere tanti altri temi secondari. In generale possiamo dire che un cammino è il risultato di un processo di condivisione: una comunità che si ritrova intorno ad una memoria. Ci devono essere storia, natura, cultura, società, tradizioni popolari.
- Si definisce “cammino” un percorso percorribile a piedi senza pericoli per chi lo percorre. E possibilmente percorribile anche con altri mezzi non motorizzati, come biciclette, cavalli, asini e altro. Sarebbe anche auspicabile che i cammini costruiscano varianti per persone disabili o con mobilità diminuita. Anche se non sempre è possibile, ma chi lavora alla progettazione di un cammino deve tenerne conto, così come deve tener conto delle barriere architettoniche dei posti tappa.
- Si definisce “cammino” un percorso in cui ci sono posti tappa suggeriti e possibilmente convenzionati, e informati di essere sul Cammino. Questi posti tappa devono essere a distanze uniformi (ogni 20 km o simili). E devono possibilmente avere caratteristiche di ospitalità uniformi (ospitalità pellegrina tipo ostello, b&b, agriturismi, oppure parrocchie, oppure tenda). L’importante è che ci sia sempre un posto tappa raggiungibile e fruibile per la gran parte dell’anno dai camminatori (con o senza prenotazione) a una distanza accettabile. Inoltre, chi accoglie deve sapere che sta accogliendo viandanti e pellegrini, per questo chi progetta il cammino deve informare e "formare" chi fa l’ospitalità.
- Si definisce “cammino” un percorso in cui possibilmente esiste una credenziale/lasciapassare/salvacondotto/documento di viaggio da far timbrare, e un testimonium/attestato di fine viaggio. Il nome dipende dal tipo di cammino, laico o religioso. I cammini che ancora non ne sono dotati devono avere almeno come intenzione quella di avere questo strumento di identificazione o uno similare. Ma questa regola può anche non sussistere, è – diciamo – regola accessoria.
- Si definisce “cammino” un percorso segnato, o tabellato, o marcato in altro modo, o dalla combinazione di tutti questi sistemi di segnatura. L’importante è che la segnaletica sia adatta alle esigenze del camminatore, e che il cammino sia percorribile senza che il camminatore si perda ogni cento metri.
- Si definisce “cammino” un percorso di cui è possibile trovare mappe, tracce gps, una guida stampata o in formato digitale, o – se così ancora non è - che il cammino si stia attrezzando o prometta di farlo in futuro.
- Si definisce “cammino” un percorso in cui è possibile vivere un’esperienza di vita profonda, con momenti di intimità e introspezione e momenti di condivisione. Il cammino lo deve consentire, ma sta a voi cogliere questi momenti!
- Si definisce “cammino” un percorso alla portata di tutti, camminatori sportivi ma anche persone non abituate a camminare, eventualmente avendo sempre più opzioni, con tappe lunghe o brevi tra cui scegliere.
Nella Direttiva del MiBaCT che istituiva l’Anno dei Cammini e un “Atlante dei Cammini d’Italia”, era contenuta una definizione del Ministero, che è perfettamente in linea con la nostra:
“Sono considerati “cammini” gli itinerari culturali di particolare rilievo europeo e/o nazionale, percorribili a piedi o con altre forme di mobilità dolce sostenibile, e che rappresentano una modalità di fruizione del patrimonio naturale e culturale diffuso, nonché una occasione di valorizzazione degli attrattori naturali, culturali e dei territori interessati. In coerenza con la visione del Consiglio d’Europa, i cammini attraversano una o più regioni, possono far parte di tracciati europei, si organizzano intorno a temi di interesse storico, culturale, artistico, religioso o sociale” (Mibact decreto 567 del 16/12/2015).
Ci auguriamo che questa riflessione possa aiutare alla costruzione di un vero Atlante dei Cammini d’Italia, e a mettere in rete tutti i cammini. Perché è il viandante che fa il cammino, ma anche coloro che fanno il lavoro di progettazione, creazione, manutenzione, quasi sempre spinti da passione e animo volontaristico. Siamo disponibili a confrontarci con tutti, per il bene dei cammini stessi, dunque Buoni cammini!