Educare alla rivolta
“Siamo l’Armata Rossa… siamo l’Armata Rossa… Lunga Marcia si farà… non temiam difficoltà…”
Questo il ritornello di una canzone di lotta che io e il mio compagno di banco alle superiori componemmo a 16 anni sull’onda del ’68.
Giovani e idealisti, certo, ma nel Libretto Rosso cogliemmo già allora i frutti più stimolanti di un maoismo di cui ignoravamo le tante storture. Nell’esaltare la Lunga Marcia dell’Armata Rossa di liberazionecinese contro l’invasore giapponese, ci affascinò il nuovo dell’idea che andava affrontata e superata la divisione fra lavoro intellettuale elavoro manuale.
Pur inesperti e acerbi di filosofia, intuivamo l’innaturalezza e l’arbitrarietà del pensiero occidentale cartesiano, che poneva al centrodell’essere umano il solo pensiero, col “cogito ergo sum”.
Al di là dell’ideologia politica, della contrapposizione fra capitalismo e comunismo, questa dicotomia, che oggi descriviamo come frattura fra mente e corpo, fra razionalità e istinto, fra controllo ed emozioni, va messa al centro della nostra riflessione, con la consapevolezza che sta alla radice dei nostri malesseri.
Tanta acqua è passata sotto i ponti, tanta strada ho fatto nella vita. L’esperienza e l’età mi fanno valutare le cose con più distacco e,quindi, profondità. So che mi aspetta l’epoca della saggezza e, con essa, il dovere morale di tramandare le conoscenze alle nuove generazioni.
Educare alla rivolta
Ho partecipato di recente ad una conferenza dello psicanalistaMassimo Recalcati, che proponeva i quattro punti basilari per una buonaeducazione dei nostri figli. Saperli accogliere, ascoltare e amare; sapere dire dei no, dando loro dei limiti e delle regole; saper suscitare in loro il desiderio; saperli perdere, incitandoli al coraggiod’intraprendere il loro percorso esistenziale.
Nel dibattito, d’impulso, ho sollevato una questione. Posto che riusciamo con fatica e impegno ad essere dei bravi genitori, come porci di fronte alla distruttività che predomina nella società? Non è sufficiente essere delle persone e dei cittadini equilibrati e responsabili, se poi lasciamo il mondo in balia di poteri economici e politici che, facendo del profitto l’unico loro scopo, stanno portando l’ambiente, e noi con esso, a punti di rottura talmente esasperati da fare temere alla scienza una possibile estinzione della stessa specie umana. Ho proposto allora di aggiungere un quinto punto alla difficile arte dell’educazione, e cioè l’educare alla rivolta. Massimo Recalcati ha convenuto su ciò, citando un suo scritto in cui ipotizza che i giovani di oggi abbisognano, per poter lottare e vincere contro le forzedel male, di una nuova alleanza coi padri.
Di frequente e volentieri discuto con i giovani. Raccolgo la lorofrustrazione e senso d’impotenza verso ingranaggi più grandi di loro. Ingiustizie, mancanza o precarietà del lavoro, impossibilità di esprimere la propria energia e creatività. È troppo facile, e sbagliato,accusarli di adagiarsi in un presunto benessere che garantirebbe la famiglia d’origine. M’impressiona e preoccupa, al contrario, sentire tante storie di persone intraprendenti che si rendono conto d’essere poco più che numeri e trattati da schiavi. C’è una cosa che manca loro eche insisto a dirgli. Con l’individualismo dominante non si arriva da nessuna parte, da soli si è sempre sconfitti. Occorre che i giovani di oggi tornino a organizzarsi, capendo che è solo insieme e con la lotta che possono far valere i propri diritti. Questa è l’esperienza che mi sento di tramandare loro.
E a questo punto del nostro discutere racconto dell’utilità del mettersi in cammino.
Uscire di casa, usare il corpo, sperimentarsi nella ricchezza di sensazioni ed emozioni che un viaggio a piedi può donare, aprirsi ed incontrare nuove genti, persone reali con cui praticare il confronto e la solidarietà.
E così, semplicemente, educo alla rivolta con l’esempio, coi passi di speranza, col cammino che insegna a metterci in gioco, entrandonel movimento della realtà della vita.
Non accontentandosi di illusioni e inganni degli universi virtuali.
Guido Ulula alla Luna