Il cammino e l’Umwelt
Perché mettersi in cammino senza utilizzare cartine e strumenti tecnologici per orientarsi e ricevere informazioni, come si fa nei miei viaggi con la Compagnia dei Cammini? Le motivazioni sono numerose e attuali, riassumibili nell’urgenza di recuperare una lettura consapevole del mondo reale, rimediando alle troppe scelte basate sulla spaesata virtualità. Ma qual è il mondo che possiamo percepire, in cammino e altrove?
Un concetto fondamentale per accompagnare la comprensione della terra vivente che incontriamo venne messo a fuoco e studiato dal biologo tedesco Jakob von Uexküll all’inizio del XX secolo: l’Umwelt.
Il termine significa «mondo circostante, ambiente», ma non in senso oggettivo; si tratta del mondo come viene percepito da ciascun organismo, come ambiente soggettivo, autocentrico. Possiamo trovarci tutti in uno stesso luogo – umani, cani, gatti, cavalli, corvi, api, lombrichi, lucertole, talpe, pipistrelli e così via – ma ciascuno di questi organismi, possedendo organi di senso con diverse sensibilità, sistemi neurologici evoluti per cogliere differenti segnali, diversi obiettivi a cui rivolgersi per mantenersi in vita, percepisce solo un ambiente parziale, quello di sua utilità, diverso da ciascuno degli altri. È come se ogni organismo sapesse dipingere istantaneamente un quadro particolare e specifico di un medesimo paesaggio che accoglie tutti, ma i quadri differissero tra loro anche notevolmente, a partire dai materiali con cui sono fatti. Nel nostro ambiente percepito abbondano gli elementi visibili, in quello del cane le tracce odorose, in uno del pipistrello l’eco ultrasonica rimandata da insetti e ostacoli nell’aria, e così via. Ecco che camminare senza strumenti sostitutivi dei sensi e dell’intelligenza motoria ci costringe di nuovo a vedere, ascoltare, odorare, toccare, e forse altro, che riemerge da doti nascoste in profondità. Col sogno di varcare i confini dell’Umwelt di altri esseri.
Franco Michieli
24 maggio 2022