Varcando la soglia dell’inverno volgo lo sguardo indietro, rivedo i passi fatti, le impronte lasciate lungo i sentieri. Ora la luce rasa ne evidenzia i rilievi e le ombre illuminano i dettagli che ancora vedo riflessi nei visi dei compagni di cammino. Un buon camminatore non lascia tracce, dicono. Un buon camminatore sceglie quali tracce lasciare, direi.
Tracce consapevoli.
Nel nostro quotidiano peregrinare vogliamo non solo essere sostenibili ma benefici, prendendoci cura dell’ambiente che abitiamo e che attraversiamo sia esso urbano o selvatico. Vogliamo lasciare tracce che rivelano una connessione più profonda con noi stessi, gli altri e la Terra. E che possono ispirare anche altri.
Questo un seme, un’intenzione da custodire sotto la terra fredda, un’impronta che può germogliare nella terra calda del cuore.
Anita Constantini