Lettera di Barbara
Quarto viaggio del 2013 con voi, quarto momento di pura gioia di vivere.
Maurizio, grazie per avermi accompagnata da febbraio quando ho iniziato a rompere per questo Marocco tanto sognato…
Mauro, grazie per la spinta decisiva a provarci e ad avere fiducia che ce l’avrei fatta…
Marina, benvenuta nella mia vita, è stato bellissimo incontrarti, sei una donna speciale…
Said, tes étreintes chaleureuses demeurent dans mon cœur…
… sono tornata, ma solo con il corpo. Sono tornata, e per la prima volta in vita mia ho pianto senza vergogna in aeroporto, ho pianto in aereo, ho pianto ieri sera a casa. Di felicità e di nostalgia, di gioia e di voglia di tornare indietro subito.
Sono tornata, rivoltata come un calzino, traboccante di emozioni e sensazioni che vorrebbero uscire e travolgere il mondo, ma non trovo le parole e chissà se sarò capace di trovarle mai.
Sono tornata, e riacceso il cellulare sono stata investita da uno tsunami di affetto, di messaggi, di sei tornata, come stai, come è andata… e l’unica cosa che ho saputo fare dopo un paio di risposte a chi mi è più caro è stata spegnere di nuovo il telefono e non riaccenderlo a fatica che stamattina.
Sono tornata, e… la profezia del mio amico Mario (tornerai entusiasta, vedrai) era sbagliata, per difetto. Non sono entusiasta, sono perduta. Perduta nei sassi della hamada, nelle foglie di tè in fondo al bicchiere, nel vento caldo del tramonto, nello sguardo di brace dei ragazzi berberi che ti scava dentro, nel cielo di notte troppo bello per non piangere, negli abbracci stretti con i miei compagni di strada al momento dei saluti, nei raggi di sole dell’alba, nei granelli di sabbia delle dune, nell’umanità colorata e vociante di Marrakech e nei silenzi metafisici della solitudine che andavo a cercarmi ogni sera.
Sono tornata… e non so se riuscirò a tornare mai più.
Grazie, davvero
Barbara
15 novembre 2013