Verso un manifesto della lentezza
Al Festival della Viandanza di Monteriggioni c’è stato un incontro molto interessante per costruire un Manifesto della Lentezza. Un manifesto da presentare alle istituzioni, comuni, regioni, enti nazionali.
A parlarne gli organizzatori avevano invitato un gruppo di grandi esperti dei settori camminare e bicicletta. Ecco un breve resoconto dell’incontro.
13 giugno 2013
Riccardo Carnovalini, camminatore per professione, ha messo l’accento sull’importanza di valorizzare il pedone in città, piste ciclabili e pedonali, costruire città a misura di lentezza.
Adriano Labbucci, autore di “Camminare, una rivoluzione”, politicamente impegnato, ritiene si debba costruire un manifesto unitario, dove però distinguersi fortemente da chi ha valori opposti. Un manifesto deve anche saper essere gesto di lotta, e non avere paura del conflitto.
Luca Gianotti, direttore di questa newsletter e autore del libro “L’arte del camminare”, ha posto l’accento sulla necessità di evitare dualismi ma di costruire un manifesto “olistico”, che tenga conto dell’andare lento in città, ma anche in natura; del valorizzare il valore salutistico dell’andare lento, ma anche gli aspetti culturali, di difesa del paesaggio, di ricerca interiore; del camminare quotidiano, ma anche del camminare viandante; dell’aspetto politico-sociale ma anche della sfera individuale e spirituale. Gianotti ha poi ricordato che il metodo, costruire un manifesto dal basso, può essere molto interessante e portare bei frutti.
Davide Sapienza, scrittore, ha ricordato il valore della wilderness, e del rispetto del paesaggio.
Alfredo Bellini di BiciZen mette l’accento sull’uso urbano della bicicletta, e dice che il Manifesto deve usare strumenti incisivi come lo è stato l’hashtag #salvaciclisti.
Anche Fabio Masotti della FIAB ha dato disponibilità della sua associazione per una iniziativa come questa.
Paolo Piacentini, presidente di Federtrek, è fiducioso nelle possibilità di questo Manifesto, non c’è concorrenza tra noi, tutte le realtà rappresentate, e altre, dovrebbero collaborare, dal basso, senza protagonismi, deve essere un manifesto senza etichette, se ognuna delle realtà presenti mettesse una pagina web a disposizione già si creerebbe una grande notizia. Ricorda che il 13 ottobre ci sarà la giornata nazionale del camminare di Federtrek, in quell’occasione si potrebbe presentare il Manifesto.
Albano Marcarini, urbanista, ricorda di inserire il valore della dolcezza in questo manifesto. Gianotti gli ricorda che lui ha proposto proprio lo slogan “più lenti, più profondi, più dolci” come slogan del Manifesto della lentezza.
Franco Michieli, esploratore e guida della Compagnia dei Cammini, propone di valorizzare il valore dell’essenzialità, perché la lentezza prevede anche che non si passi dal tutto organizzato, lasciar spazio all’incertezza del viaggiatore.
Gianluca Migliavacca, ex presidente di Trekking Italia, propone cammini di tutte le organizzazioni presenti con un label “cammini della lentezza”.
Massimo Montanari, asinaro, scrittore di libri per bambini e guida della Compagnia dei Cammini, ricorda che si deve partire dai bambini, sono loro che si devono educare alla lentezza. E che spesso l’ostacolo a una cultura diversa sono i genitori.
Alberto Conte, presidente di Movimento Lento, ricorda che si devono scegliere pochi obiettivi concreti, il manifesto non può chiedere tutto, e si deve fare in fretta per arrivare a risultati.
Luigi Nacci, direttore del Festival della Viandanza e guida, riassume che ci sono gli elementi per fondare un partito, tanti sono i temi toccati, e che conflitto è una parola sana. Che si deve partire in fretta, e arrivare alla manifestazione del 13 ottobre con un Manifesto da rendere pubblico.
Ci si lascia in un clima di positività, invitando tutti i soggetti presenti a collaborare, dare spazi sul web a questa iniziativa e animare il dibattito.