Filosofia del camminare
Prima di iscrivervi a un cammino, vi consigliamo di leggere attentamente questo decalogo
- Per partecipare a un cammino devo liberarmi dalle ansie della quotidianità e lasciarle a casa. Camminare mi aiuta a liberare la mente dagli stress, facendo emergere la soluzione ai problemi, e a scaricare l’energia negativa accumulata in mesi di lavoro. Cercherò di far emergere la gioia e di condividerla con gli altri.
- Impariamo a vivere in gruppo. Accetterò le dinamiche del gruppo in cui sono inserito; i singoli componenti del gruppo possono anche non piacermi tutti, ma ora faccio parte di quel gruppo, per alcuni giorni imparerò a conviverci. Mettendo a disposizione del gruppo le mie conoscenze e anche le mie cose, nello spirito di condivisione.
- Metterò a conoscenza il gruppo delle mie sensazioni e dei miei stati d’animo: tenermeli dentro non aiuta il gruppo a capire come mi sento. Informerò la guida se avrò problemi: se può, farà di tutto per risolverli.
- Cercherò di accettare gli imprevisti. Niente è irrimediabile e durante un cammino gli imprevisti sono all’ordine del giorno. Perdere un sentiero, arrivare col buio, non trovare viveri là dove si aspettava, sono imprevisti che spesso hanno qualcosa da insegnarci.
- Il cammino richiede un buono spirito d’adattamento. Lo spirito d’adattamento mi farà apprezzare esperienze che mai avrei pensato (dormire una notte all’aperto, sotto la luna piena – per esempio – è una cosa che pensavo di non fare mai, e invece… ecco la magia!).
- Valorizzerò l’incontro. L’incontro con le persone che vivono dove sto camminando. Perché è l’incontro il vero valore del cammino, l’incontro con la natura fuori e dentro di noi, l’incontro con chi vive in modo semplice, che ha tanto da insegnarci, l’incontro con i pastori, l’incontro con persone speciali che hanno avuto il coraggio di scelte di vita controcorrente.
- Non correre! Per scoprire la pace interiore della lentezza consapevole, imparerò a camminare con passo lento, guardandomi intorno, perché c’è sempre un fiore nuovo, un insetto, un colore che aspettano per stupirmi. Il cammino non è competizione, anzi il ritmo del gruppo si deve adattare al ritmo del più lento.
- Scopri il silenzio! È bello il viaggio in gruppo perché si conosce gente nuova, si comunicano esperienze e si approfondisce la conoscenza degli altri. Ma non devo dimenticare il lavoro su di me. Durante il cammino scoprirò anche la bellezza del silenzio, dell’ascoltare il mio passo, il mio respiro, i suoni della natura. I compagni di cammino sono sicuro me ne saranno grati!
- I viaggi a piedi sono utili per imparare a distinguere tra superfluo e necessario. Si scoprirà allora che cosa è necessario mangiare e cosa invece è abitudine, si scoprirà cos’è necessario nell’igiene quotidiana, nelle comodità, ecc. Eliminando il superfluo dagli zaini e dalle menti tutto sarà più leggero.
- Non caricherò la guida di troppe aspettative. La guida è a mia disposizione per risolvere ogni problema, ma non mi scaricherò su di lei se la mia scelta non era sufficientemente motivata e ponderata. Mi chiederò piuttosto perché ho partecipato proprio a questo cammino, quali erano le mie aspettative e dove sono venute meno. E forse scoprirò che comunque qualcosa da insegnarmi tutto questo ce l’ha…
(scritto da Luca Gianotti)
Cosa significa per noi "camminare lento"
Tra una camminata lenta (circa tre chilometri all’ora) e una camminata veloce (circa cinque chilometri all’ora) non c’è poi tutta questa differenza, se inseriamo queste due velocità nei parametri a cui siamo abituati, perché la percezione della velocità è basata su mezzi molto più veloci, che viaggiano a 50 o 100 km all’ora.
Entrambe queste velocità, del camminare lento e del camminare veloce, sono velocità lente. E allora perché certe volte ci sentiamo in affanno ma non sappiamo rallentare?
Se per qualche motivo siamo costretti ad accelerare (piove, diventa buio, qualcuno si è fatto male), ecco che da tre chilometri all’ora passiamo a cinque, ma siamo sotto stress. È lo stress che fa la differenza. È lo stress che ci impedisce di vivere serenamente il nostro cammino, il non saper più vivere nel qui e ora ma essere proiettati all’arrivo.
Allora andremo in affanno, e la camminata da lenta diventerà veloce, perché la sentiremo innaturale.
Questo significa camminare lento: saper vivere il presente senza fretta, godersi il cammino fermandosi a osservare un fiore o a scambiare due parole con un contadino, sapendo che siccome abbiamo la tenda con noi, e qualche cibo di scorta, possiamo anche far tardi, nessuno ci aspetta, non corriamo nessun rischio. Per questo i cammini in completa autonomia, in libertà, nei quali il nostro zaino diventa la nostra casa, nei quali abbiamo con noi la tenda, i viveri, il necessario, sono i più terapeutici. Possiamo fermarci quando vogliamo.
(tratto dal libro "L’arte del camminare" di Luca Gianotti - Ediciclo 2023)
La filosofia del camminare alla radio
La filosofia del camminare della Compagnia dei Cammini è anche stata raccontata su Radio Francigena, nella puntata 52 della trasmissione L’arte del camminare: