Donazione gruppo Camminayoga in Toscana
Il gruppo Camminayoga in Toscana, guidato da Nico, ha donato 200 euro di avanzo cassa comune alla famiglia di Mohammad, una famiglia decimata dai bombardamenti a Gaza. Chiara, la socia partecipante al viaggio che si è presa l’onere di gestire la donazione, ci ha scritto una sua riflessione su questo, partendo dall’esperienza del cammino stesso.
1 October 2024
Sono appena rientrata da un cammino che mi ha profondamente toccata e segnata: CamminoYoga con Nico in Toscana. In un momento storico così difficile e proprio per questo importante, ci siamo trovati spesso a meditare e riflettere su questa bella parola “PACE” che però è spesso svuotata di significati e di valori per diventare uno slogan per persone come noi che vivono in situazioni di pace e che sono in posizioni di privilegio. Premetto che l’avere privilegi non significa non avere difficoltà, sofferenza e problemi.
Vorrei ricordare che la pace si fa con il nemico e con lui si apre un cammino di speranza. Rischiando tutto, compresa la propria vita. Perché la pace giusta non nasce da poeti o sognatori, ma da chi ha conosciuto le asprezze e gli orrori della guerra ed ha saputo non restarne succube. La pace giusta ha bisogno di una visione che vada oltre la contingenza di un angusto presente, di leader che sappiano andare controcorrente, non piegandosi all’umore del momento, finendo per cavalcare insicurezze o alimentando sogni di grandezza, ma avendo chiara la meta da perseguire e i valori da preservare. La pace vera è quella che non confonde la giustizia con la vendetta.
Oggi però sono qui per condividere una scelta che ho fatto, perché credo profondamente nella nostra capacità individuale e collettiva di essere portatori di pace, ma per fare ciò dobbiamo permettere alla gente di vivere. È difficile trovare le parole per descrivere il mio sgomento nell’assistere al genocidio del popolo palestinese a Gaza e ai continui attacchi dei coloni contro i palestinesi in Cisgiordania e a Gerusalemme. Come osservatrice di lunga data dell’occupazione della Palestina, pensavo di aver assistito a quasi tutto nei miei 50 e passa anni. Eppure, oggi assistiamo allo sterminio completo di un popolo, commesso con i soldi delle nostre tasse e la complicità dei nostri media. Indipendentemente da come la si pensi su Israele o sulla Palestina, credo che nessuno possa negare che quello che Israele sta commettendo è un genocidio. Esperti migliori di me lo hanno già valutato. I civili, il 50% dei quali sono bambini sotto i 18 anni, stanno vivendo una sofferenza incommensurabile. Migliaia di bambini feriti e senza famiglia superstite sono lasciati a badare a se stessi e ai loro fratelli. 1,8 milioni di persone (prima erano 2 milioni) stanno cercando di sopravvivere senza acqua potabile, cibo e medicine. A Gaza e in Cisgirodania non esiste una zona sicura. I palestinesi sono intrappolati in un campo di sterminio con nessuna possibilità di fuga. Dall’inizio del genocidio, le ONG internazionali non sono riuscite a far entrare a Gaza alcun aiuto significativo. Israele permette l’ingresso delle loro merci, che vengono poi vendute al mercato nero a prezzi esorbitanti.
La mia storia sarà breve perché le vere vittime sono due: il popolo palestinese e la nostra umanità.
Negli ultimi anni, e soprattutto negli ultimi 11 mesi, sono stato in contatto con diversi palestinesi a Gaza e in Cisgiordania. Ho raccolto le loro richieste di aiuto. Ho ascoltato gli aerei e i droni che sganciavano bombe sui loro quartieri mentre eravamo al telefono e mi chiedevano di pregare con loro e per loro. Ho perso i contatti con alcuni di loro, e spero ancora che sia solo perché non hanno accesso a internet; ho donato alle loro raccolte fondi finché non ho potuto più permettermelo. Mentre la situazione peggiora e non c’è una tregua permanente in vista, oggi vi chiedo di unirvi a me nel sostenere alcune delle persone che non hanno nessun altro a cui rivolgersi. Leggete la loro storia e donate quello che potete, perché è letteralmente una questione di vita o di morte.
Mohammad ha 33 anni, è sposato e ha tre figli piccoli. La moglie di Mohammad ha perso tutta la famiglia a causa degli attacchi aerei. Non è rimasto nessun membro della sua famiglia diretta. La loro casa è stata bombardata e ora vivono in una tenda che sta cadendo a pezzi e gli espone ad insetti e animali velenosi (scorpioni, serpenti etc). Due dei bambini sono stati feriti in un attacco aereo; uno di loro ha sviluppato l’epatite e tutti infezioni della pelle a causa dell’acqua sporca e inquinata che sono costretti a bere. Hanno poco gas e legna che devono conservare per cucinare il cibo che trovano. Il costo delle medicine e del cibo è salito alle stelle, tanto che una scatola di aspirine è passata da 5 a 50 dollari. Un sacchetto di cibo contenente una cipolla, due pomodori e del cibo in scatola può costare dai 50 ai 100 dollari. I bombardamenti sono diventati così incessanti e i quadricotteri sorvolano costantemente la zona e sparano su chiunque si muova, che spesso non possono lasciare la tenda per paura di essere colpiti. Questo limita anche la loro capacità di uscire e cercare cibo, acqua e medicine. Potrei continuare a descrivere quanto sia orrenda la situazione sul campo, ma credo che non serva usare troppe parole.
Oggi vi chiedo di aiutare le nostre sorelle e i nostri fratelli palestinesi, non perché possiamo o siamo buoni, ma perche; siamo tutti interconnessi e il benessere o il malessere di ognuno ci tocca come se fosse il nostro, perché lo è.
Potete sostenere Mohammad e la sua famiglia qui in tre semplici modi:
1) Con una donazione: www.gofundme.com/f/4xn9d-help-my-family-to-evacuate-out-of-gaza.
Potete farlo anche in forma anonima sulla pagina GoFundme.
2) Condividete questo messaggio o scrivete il vostro messaggio con la vostra famiglia, amici, conoscenti e invitateli a sostenere la famiglia di Mohammad.
3) Condividete un appello sui vostri canali social e via email/whatsapp
Potete anche seguire Mohammad su Instagram: @help_mtrfamily.169
Non dovrei dirlo io, ma “Mai più, significa Mai più per tutti”. Per riferimento, ho allegato anche le immagini dei bambini, della loro casa distrutta e dei prezzi attuali dei beni correnti a Gaza: 'Unbelievable prices' of food worsen hardship in Gaza (fonte: Reuters).
Con affetto e gratitudine,
Chiara