Fare rete, come le api
di Elisa Leger
Ho conosciuto Mauro e Gessica quasi un anno fa: questi due ragazzi, né pagati né spesati, stanno girando l’Italia intera per raccontare alle persone quello che stano facendo, con la volontà di lanciare un appello prezioso.
Lo scorso inverno abbiamo organizzato qualche piccolo incontro tra Piemonte e Liguria.
Poi qualcuno dei partecipanti li ha invitati nella sua città, un po’ più in là. E poi qualcun altro, ancora più lontano.
… E così via, la vibrazione s’è allargata come una macchia d’olio e loro si sono ritrovati a percorrere la penisola in lungo e in largo, con un vecchio furgoncino e il piccolo Siddartha che corre libero tra sedie di sale comunali, interessati e apicoltori, giocando con arco e frecce.
Come sapete, nonostante il grande lavoro di chi si occupa delle api - con un susseguirsi continuo di visite, aiuti e trattamenti - queste muoiono.
Inquinamenti, parassiti, predatori, cambiamenti climatici repentini e violenti, debolezza.
E loro muoiono. Allora più visite, più trattamenti, più aiuti, più lotta ai predatori e ai parassiti.
Più debolezza, e muoiono ancora.
Ma allora qual è la chiave? E dov’è la spiegazione?
Non è facile a capirsi ma di sicuro una cosa c’è: le api sono deboli perché malate, ospedalizzate, denaturalizzate - le api hanno bisogno di essere lasciate in pace per fortificarsi.
Badate bene, non si tratta qui solo di apicoltura!
Qualsiasi problema per le api corrisponde a molti problemi anche per noi, infatti senza api non c’è impollinazione (fiori, nettare e profumi sono pensati delle piante apposta per attirare loro!) e quindi niente piante, niente animali… niente esseri umani.
Circa il 90% di quello che mangiamo esiste grazie alle api, tanto che proprio Albert Einstein disse che se scomparissero le api dalla Terra, gli uomini potrebbero sopravvivere solamente altri quattro anni.
Mauro e Gessica hanno iniziato il loro progetto tre anni fa.
Sono i primi in Italia a sperimentare la permapicoltura, seguendo il metodo dell’argentino Oscar Perone, che ha creato un’arnia tutta particolare, in cui l’intervento dell’uomo è ridotto al minimo.
Le api vanno disturbate il meno possibile ed all’interno della casetta possono occupare lo spazio che gli è necessario, costruendo liberamente i favi di cera in base alle loro esigenze.
Se la famiglia è forte supererà gli inverni, si fortificherà, avrà geni migliori e terrà sotto controllo i parassiti. Nel giro di qualche anno sarà anche in grado di produrre miele – e, quando abbondante, l’apicoltore può tenerne una parte per sé.
Chi è interessato ha cominciato a costruire qualche casetta e s’è deciso di “mapparle” virtualmente in modo da avere un solo grande progetto diffuso a cui prendere parte tutti insieme.
Ma quel che c’è di più bello è ciò che si è creato: una rete.
Dopo gli incontri le persone sono rimaste in contatto. Hanno deciso di vedersi, scambiarsi pareri, raccontando cosa avevano imparato dalla propria esperienza, gli errori. Hanno fatto qualche giornata per costruire casette.
Chi ha messo a disposizione le sue conoscenze da apicoltore, chi da falegname, chi ha cucinato per tutti. Chi ha portato attrezzi, assi di legno e vecchie casette anche per chi non ne aveva.
Chi, quando la neve era alta, ci ha aiutato a trasportare tutti i materiali, grandi e pesanti, con i suoi asinelli. E chi ci ha offerto una casa vuota per lavorare, quando pioveva a dirotto.
Per ripagare dell’ospitalità s’è lasciata un’arnia qua e là, s’è lavorato tutti insieme: sistemando l’impianto luci di una vecchia stalla che ne era priva o rialzando una recinzione scomparsa sotto ai rovi - facendo diventare facile un’impresa così pesante da affrontare quando si è da soli.
Una banca del tempo, imprevista, spontanea, collettiva.
Partecipare, condividere e sostenersi - con poco, come una volta – così che ogni idea diventa più forte e prende energia, confrontandosi e migliorandosi. L’uomo è animale sociale: nulla lo dimostra più del rendersene conto… Ed è qui che inizia il cambiamento.
Per saperne di più:
Leggete:
- “Il ronzio delle api” di J.Tautz, Ed. Springer, 2008
- “La via della Permapicoltura” a cura di G. Primavera
Guardate:
- “More than honey/ Un mondo in pericolo” di M.Imhoof, 2005