Il cammino è equilibrio
Quale operazione migliore per esercitare il dialogo fra il nostro cervello maschile e quello femminile?
Il cervello femminile è il regno della sensorialità, dell’intuizione, delle emozioni, dell’immaginazione.
Il cervello maschile è razionale, usa la logica, serve a organizzare e controllare e progettare le situazioni.
L’uno è indispensabile all’altro.
Sì, è vero, la nostra epoca ha privilegiato il “cogito ergo sum”.
Ne ha pagato e tuttora ne paga le conseguenze. Prevalentemente negative.
Uno degli ingredienti della salute, e quindi della felicità, è l’equilibrio dinamico fra tutte le nostre componenti.
Possiamo simpatizzare o preferire un lato della nostra personalità, facendone il nostro punto forte.
L’ingegnere ha la matematica in testa, ed è un bene.
L’artista coltiva invece il suo genio creativo, e guai se non lo facesse.
Ma essere univoci nel corso della vita ci porterebbe all’aridità e, a volte, alla patologia.
Trascurare le nostre potenzialità “altre”, i nostri demoni nascosti, alla fine ci danneggia.
Un buon ingegnere dovrebbe coltivare la musica o la pittura.
Un buon artista non dovrebbe scordarsi di dare un po’ di ordine alla sua inquieta esistenza.
Si chiama elasticità. È il contrario dell’atteggiamento rigido.
Se impariamo ad affrontare con elasticità i problemi della vita, avremo più probabilità di attraversare indenni i mille perigli che essa ci propone, sempre imprevisti.
La rigidità, viceversa, ci porta fuori strada.
Intestardirci in presunte sicurezze non ci allena alla curiosità, che è elemento essenziale di adattamento al nuovo.
Ogni passo ci espone al rischio. Ci obbliga all’attenzione.
Nel cammino consapevole non trovo solo il piacere di farlo.
È come il continuo recitare il mantra silenzioso e segreto che guida il nostro destino.
L’equilibrio a cui mi costringe l’andare a piedi mi educa all’uso e al rispetto di tutte le parti di me.
È un oliamo naturale che posseggo.
Non ho dubbi ormai.
La filosofia che mi guida è cammino ergo sum.
Guido Ulula alla Luna