Il cammino e il lato oscuro
In psicologia si chiama “ombra” la parte della nostra personalità
che meno conosciamo, che meno accettiamo, che più ci imbarazza.
Tutti indossiamo una “maschera” per farci meglio accettare dagli altri.
È estremamente utile invece avere consapevolezza di tutte le nostre componenti.
In realtà nessuna di esse è negativa e solo la visione complessiva del nostro essere
ci permetterà di esprimere a pieno le nostre potenzialità.
La felicità e la salute dipendono proprio da questo,
dal poter giocare tutti i nostri talenti,
senza doverne censurare aspetti per compiacere
aspettative ambientali o schemi culturali a noi non confacenti.
Non è facile mettere il luce l’altra parte di noi.
Spesso ci parla col linguaggio del corpo, attraverso malesseri o vere e proprie malattie.
A volte sono invece i sogni che segnalano le inquietudini che premono per uscire.
La nostra civiltà razionale mira a negare o controllare tutto ciò
che distrae e allontana dagli scopi produttivi e consumistici dominanti.
Educarci all’attenzione verso la realizzazione di quello che veramente siamo
implica un duro lavoro su di noi e sulle dinamiche sociali che ci condizionano.
Il cammino e il lato oscuro.
Tra gli innumerevoli pregi del camminare c’è la riscoperta della fatica.
Il viandante sa che il percorso non è fatto solo di gioia e bellezza.
Ci sono i dolori fisici e i continui dubbi sul senso di quel che si va facendo.
Ci sono i tormenti dell’anima che passo dopo passo si fanno sentire.
È una vera arte saper ascoltare quel che si muove dentro di noi
nelle interminabili ore e giorni di un lungo viaggio a piedi.
Se nei momenti di difficoltà di un cammino usassimo solo la testa
rischieremmo di smarrire i profondi significati esperienziali che questo ci sta dando.
Io parlo di cammino romantico
perché la nostra natura umana va esplorata
imparando ad ignorare le mete certe e sicure.
A volte serve rischiare di perdersi per poi ritrovarsi.
Per arrivare alla luce della comprensione autentica di chi siamo,
occorre saper sondare i lati oscuri che la notte ci porta.
Sapendo che prima o poi l’alba arriverà.
Il viandante sa che con la sua pratica si allena a tutte le sfumature,
a tutti gli alti e bassi, che la vita gli farà incontrare.
Camminare in questa dimensione di ricerca e sperimentazione di sé
è l’antidoto alla noia e al vuoto esistenziale della nostra contemporaneità virtuale.
Guido Ulula alla Luna