Cammini preistorici
Di solito scrivo di natura, il mio blog personale ha per sottotitolo “frammenti e commenti di storia naturale”. Non scrivo spesso invero, ma quando lo faccio scrivo di dettagli, insiemi di dettagli, considerazioni più o meno verificate su elementi incontrati lungo i cammini. Rocce, fiori, insetti, paesaggi, cristalli ecc. Vorrei anch’io qui parlare del camminare, tema centrale delle riflessioni ospitate nella comunicazioni della Compagnia, non a caso, dei Cammini.
Sul camminare mi vengono in mente alcune storie vecchie di qualche milione di anni. Ad esempio una che riguarda i rospi smeraldini ripescata durante l’ultimo cammino in Aspromonte. I rospi smeraldini sono piccoli batraci di color beige e macchie di color verde smeraldo. il loro nome fiabesco basta già a riempirli di fascino. I rospi in genere camminano, non saltano come forse qualcuno immagina. Qualche tempo fa, un gruppo di ricercatori di Palermo andò a studiare una popolazione di rospi smeraldini sulla Fiumara Amendolea, versante meridionale dell’Aspromonte in Calabria. Ugo Sergi dell’Agriturismo Bergamotto, riferì loro di assistere ogni anno da qualche decennio alla spettacolare migrazione notturna, stagionale dei rospi dalla fiumara alle colline e viceversa. Uno dei ricercatori rispose: “si, è vero, è una cosa che i rospi fanno da qualche milione di anni” Camminano per raggiungere i luoghi di riproduzione, le pozze che si formano tra i bianchi e rotondi sassi della fiumara, e camminano per tornare indietro, tra rocce e macchie delle colline dove riescono a superare i lunghi e caldi mesi di siccità della lunghissima estate calabrese. Lo fanno da prima dello sbarco dei Greci su queste coste e volendo anche da prima della comparsa della nostra specie in Europa. Non hanno bisogno di cercare motivazioni interiori per compiere questo viaggio periodico, che è comunque il momento più importante e più bello della loro vita. Cessa la grande siccità, torna l’acqua nelle pozze della fiumara, si cammina, è festa! Ho parlato dei rospi solo perché li abbiamo incontrati, ma sulla terra la vita cammina e lo fa da milioni di anni anche in forme spettacolari come la grande marcia degli gnu africani o dei bisonti americani. Quando il cammino è interrotto il più delle volte è la fine. Sulla terra è tutto un camminare, migrare, andare e tornare, anche andare e non tornare. A “cammini” ancora più antichi è dedicata una classe speciale di tracce fossili chiamate, da chi le studia, “tracce di reptazione” o “repichnia”. La classe è dedicata alle impronte lasciate da organismi in cammino, animali di ogni tempo, ordine e classe che hanno lasciato, nel muoversi su substrato terrestre o sottomarino che sia, solchi, orme, piste gallerie, ecc. Pensate che alcune antichissime camminate, di dinosauri mesozoici o di anellidi del fondo marino, riusciamo a vederle a distanza di milioni di anni. Di alcuni antichissimi camminanti non sappiamo neppure come fossero fatti, non si sono conservati fossili, ma è giunta a noi la traccia del loro camminare su sedimento molle, una esistenza magari lunga milioni di anni, riassunta in pochi centimetri di quello che allora era fango e adesso è roccia. L’importante per adesso è sapere che non l’abbiamo inventata noi, la camminata.
Giuseppe Ippolito