Il cammino è piacere
Conoscete l’8-8-8?
È un’antica ricetta di salute, tuttora validissima.
8 x 3 = 24… si parla delle ore del giorno.
La nostra vita, per essere equilibrata, deve soddisfare esigenze diverse.
Ci servono 8 ore per dormire e per la cura del nostro corpo.
Altre 8 ore le dobbiamo dedicare al dovere, cioè al lavoro e a tutte quelle mansioni che ci toccano per un normale inserimento nella società.
E le altre 8 ore?
Sono per il piacere. Che è oziare se lo desideriamo, coltivare i nostri interessi, intessere relazioni (amorose, amicali, parentali). È la parte libera della giornata.
Da tanti anni, per la mia professione, ascolto i problemi delle persone.
Ho quasi sempre osservato che se vi sono malesseri o malattie è perché si dà pochissimo spazio al tempo per il piacere.
Al di là di superficiali luoghi comuni, siamo ancora un’epoca in cui prevale a dismisura il senso del dovere.
Nella stragrande maggioranza dei casi, chi aveva problemi di salute è tornato a star bene investendo di più nel campo del piacere
Il cammino è piacere.
Quello che sento dire più spesso come motivo per appassionarsi al camminare è “perché mi piace”.
Nonostante fatica e disagi dei lunghi viaggi a piedi ed una evidente illogicità nell’affrontarli, vista la presenza di comodi ed efficienti mezzi di trasporto, è la ricerca del piacere che ci spinge oggi a tornare ad usare questo primordiale mezzo di locomozione.
Il piacere è notoriamente un fattore soggettivo.
C’è chi nel camminare riscopre la ricchezza delle sensazioni corporee e, tante volte, la soluzione a tanti malanni fisici.
C’è chi apprezza l’ineguagliabile contatto con la natura ed il paesaggio.
C’è chi ama l’imprevisto, l’avventura, il vivere intensamente il momento, mettendo sullo sfondo l’obiettivo del raggiungere velocemente la meta.
Tanti sanno che la strada è formidabile mezzo di incontro con persone diverse, quindi occasione di nuove amicizie ed amori.
Alcuni intuiscono che il cammino consapevole permette riflessioni filosofiche ed esperienze spirituali.
Eccetera eccetera eccetera.
Da anni pratico e rifletto sull’utilità del camminare.
Trovo sempre ulteriori e stimolanti argomentazioni che mi danno entusiasmo nel proseguire questa attività
Che cosa mettere al primo posto nella vita?
Tutte le saggezze tradizionali, le religioni ed il buon senso comune ci dicono che la priorità va sempre data alla salute.
Abbiamo visto che la salute è un equilibrio dinamico fra doveri e piaceri.
La nostra civiltà e il pianeta che ci ospita sono profondamente malati.
Lavorare, produrre, consumare.
L’economia ed il denaro come unica preoccupazione.
Questo modo di concepire l’esistenza ci sta portando ad un vicolo cieco.
Occorre una rivoluzione culturale del nostro modo di pensare.
Il benessere e la felicità vengono prima dei profitti o di astratte leggi finanziarie.
È in questo contesto di ridefinizione radicale dei valori portanti del nostro essere umanità, in una situazione di crisi globale, che il cammino rappresenta un simbolo di cambiamento sostanziale.
Il cammino per il piacere di farlo.
Ma la consapevolezza del messaggio rivoluzionario che do a me stesso e agli altri con questa scelta, mi incoraggia nella continua sperimentazione.
Condivido chi sostiene che siamo ad un punto di svolta.
La riaffermazione che al centro di tutto stanno i valori umani ed il rispetto dell’ambiente (io lo chiamo “atteggiamento romantico” o, ancor meglio, cammino romantico), è l’unica maniera per vincere le paure, la rabbia e la sfiducia che tutti percepiamo.
Guido Ulula alla Luna