Le scatole dell'acqua alla Gran Canaria
Gran Canaria custodisce una storia affascinante legata all’acqua, una risorsa che ha modellato la vita, la cultura e le tradizioni dell’isola nel corso dei secoli. In un territorio dove la pioggia scarseggia e il sole splende per gran parte dell’anno, l’ingegno umano ha sempre giocato un ruolo cruciale nella gestione delle risorse idriche.
Già in epoca pre-conquista, i Guanches, gli antichi abitanti dell’arcipelago, costruirono pozzi e rudimentali canali per raccogliere l’acqua piovana, consapevoli del suo valore vitale. Con l’arrivo dei coloni europei, questi sistemi vennero ampliati e perfezionati: le prime case e fincas sorsero proprio in prossimità delle fonti idriche più accessibili. L’acqua, inizialmente libera, divenne ben presto regolamentata, portando alla creazione di una legislazione specifica e persino alla figura del “sindaco dell’acqua”, incaricato di risolvere eventuali dispute.
18 février 2025
Uno degli esempi più affascinanti di questa cultura idrica è rappresentato dalle “scatole d’acqua”, un ingegnoso sistema di misurazione sviluppato nel XVIII secolo. L’acqua, proveniente direttamente dalle sorgenti, veniva convogliata in canali e suddivisa equamente attraverso costruzioni chiuse dotate di bocchette di distribuzione. Questo garantiva a ogni proprietario terriero una giusta porzione di risorsa idrica, in un’epoca in cui l’agricoltura dipendeva interamente dalla disponibilità di acqua.
Ma Gran Canaria non si limitò a questi accorgimenti. Nel XVI secolo, sull’isola iniziarono a sorgere miniere d’acqua, scavate con estrema perizia per convogliare le acque piovane dai barrancos. Lavori di scavo immensi portarono alla realizzazione di oltre 70 miniere ancora oggi visibili, la più celebre delle quali si trova a Tejeda. In parallelo, furono costruite gallerie per intercettare direttamente le falde acquifere, un’opera ingegneristica che permise lo sfruttamento più efficace delle risorse idriche sotterranee.
Questa costante ricerca di soluzioni innovative si spinse fino alla costruzione di pozzi, che da semplici strutture per l’uso domestico divennero il fulcro di un’intera cultura del lavoro legata all’acqua: mastri muratori, scavatori, meccanici e fabbri trovarono un impiego legato alla manutenzione e allo sviluppo di questi impianti.
Tuttavia, con l’avanzare del XX secolo, la crescente domanda d’acqua e il progressivo impoverimento delle falde resero necessario lo studio di alternative sostenibili. Fu così che le Canarie divennero una delle prime regioni al mondo a sperimentare la desalinizzazione dell’acqua marina, un processo avviato negli anni ’70 grazie alla tecnica dell’osmosi inversa. Oggi, l’arcipelago è leader nella produzione di acqua dissalata, coprendo il 40% della fornitura nazionale.
Questa storia millenaria di adattamento e innovazione offre un’importante lezione per il mondo contemporaneo, dove la crescente crisi idrica globale impone un uso responsabile e consapevole delle risorse idriche. Mentre alcune regioni soffrono di siccità estrema e altre si affidano a metodi sempre più avanzati di purificazione dell’acqua, Gran Canaria dimostra come la gestione oculata e la creatività possano fare la differenza. La cultura dell’acqua, qui profondamente radicata, non è solo un’eredità del passato, ma un esempio di resilienza e sostenibilità per il futuro.
Matteo Casula
Matteo conduce un gruppo alla Gran Canaria dal 29 marzo al 5 aprile, ecco la scheda.
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