Mongolia: quel bisogno così fuori dal tempo
Mi chiedono spesso: “Perché torni così di frequente in Mongolia? Non c’è niente lì!” Ed è proprio questo il punto. Non c’è niente, eppure c’è tutto. Ogni volta che cerco di spiegarmi, mi accorgo che non esistono parole migliori di queste.
14 janvier 2025
Viviamo in un’epoca ossessionata dall’urgenza, dal fare e dal possedere. Corriamo verso obiettivi che mutano di continuo, inseguiamo sogni che si dissolvono al raggiungerli. Il tempo ci sfugge, o forse siamo noi a fuggire da lui, intrappolati in una rete di abitudini e convenzioni. Eppure, in un luogo come la Mongolia, dove l’orizzonte si apre senza fine, dove lo spazio domina incontrastato e l’uomo non ha ancora segnato la terra con la sua smania di controllo, lì accade qualcosa.
In quella vastità senza limiti, in quel “niente” che il mondo moderno non riesce a comprendere, trovo tutto ciò di cui ho bisogno. Non ci sono orologi che scandiscono le ore, non ci sono edifici a ostruire il cielo, non ci sono rumori a coprire il silenzio. C’è solo la terra, il vento, e un tempo che scorre lento, indifferente alla fretta che altrove ci consuma.
L’inverno, con la sua quiete, è un invito alla riflessione. È il tempo dell’attesa, della semina interiore. Ma già penso al prossimo luglio, quando tornerò in quella distesa infinita, e spero di portarvi con me, almeno con il pensiero. Condividere con voi quell’esperienza di “niente” che, alla fine, si rivela essere tutto. La Mongolia non regala cose; regala una domanda: “Chi sei davvero, senza il rumore del mondo?” E ogni volta che ci torno, trovo un frammento di risposta.
Micha Calà
(Micha accompagna a luglio 2025 due gruppi in Mongolia: dal 5 al 20 luglio e dal 19 luglio al 3 agosto)