Perché camminare lungo la “Via Licia”
Camminare è espressione autonoma di vita, non ha necessità di ulteriori motivazioni e una delle più preziose opportunità che offre questa attività è il tempo per pensare, specie quando il cammino è lungo e si riesce a ritagliare per se qualche intervallo a prescindere dai compagni e dagli stimoli del paesaggio. Si può camminare e pensare ovunque, senza necessità di cercare cose nuove, ma ci sono luoghi che sembrano essere più favorevoli di altri a stimolare e guidare il pensiero nel suo comunque autonomo, scazonte, girovagare. Uno di questi luoghi è la Licia, regione montuosa, spiccatamente mediterranea, della Turchia, tra Fethyie ed Antalya, in cui è stato tracciato e segnato il primo sentiero escursionistico turco di lunga percorrenza.
Perché questo luogo farebbe pensare più di altri? La prima cosa che mi sono trovato a considerare è stato il senso della storia ispirato dalle rovine delle antiche città licie che si incontrano lungo il cammino. La Licia è uno di quei paesaggi mediterranei in cui si è portati a pensare allo scorrere del tempo umano attraverso le testimonianze archeologiche posizionate non solo in luoghi remoti e panoramici, circondati da lussureggiante macchia mediterranea, ma anche tra le serre agricole in plastica trasparente, le baracche e le case degli abitati contemporanei. Anche senza sapere se quelle grandi pietre severe siano state lasciate li da Lici, Greci o Romani, riescono a dare il senso del divenire e stimolano l’inizio del pensiero.
Della Licia parla già l’Iliade di Omero. Questo pensiero ritorna camminando qui. Siamo nell’età del bronzo, all’alba del pensiero occidentale e il testo capostipite della letteratura parla del re licio Sarpedonte e suo cugino Glauco che lasciano queste terre per combattere gli Achei sotto le mura di Troia. La maggior parte delle rovine che si incontrano non sono così antiche, appartengono ad epoche più recenti della lunga storia dei Lici che inizia dodici secoli prima di Cristo.
Tra quelle pietre spiccano per fascino i resti dei teatri antichi. Per noi mediterranei, eredi della cultura greca, il teatro è ricordato soprattutto per suo ruolo politico e sociale nel mondo greco, Anche se poi è stato anche usato in altro modo, fu il primo strumento per diffondere etica, valori condivisi e partecipazione. In teatro ci siamo esercitati, tra l’altro, a metterci nei panni di un nemico sconfitto, a pensare che le medaglie hanno sempre almeno due facce e che bene e male non sono sempre facili da separare.
Altri elementi che favoriscono il pensiero, in Licia, sono naturalistici il primo è il paesaggio mediterraneo, le scogliere, il mare color turchese e la vegetazione. Chi ha camminato per terre mediterranee coglierà le analogie con altre regioni il cui paesaggio vegetale è determinato da pioggia invernale e siccità estiva. I querceti di quercia spinosa, ad esempio, accomunano queste terre ai rilievi mediterranei di Algeria e Marocco, stesse piante in aree distanti e separate dal mare. Ma tra le querce si trovano piante esclusive del mediterraneo orientale come ad esempio il corbezzolo greco e numerosi elementi asiatici ed endemici. Straordinario anche osservare le rocce sedimentarie della Licia, con loro il pensiero può fare passi indietro nel tempo di milioni di anni. La lettura di questo livello forse è un po’ più complessa, occorre fare attenzione ai dettagli, ma facendo un piccolo sforzo si possono pensare paesaggi mesozoici, altre distribuzioni di continenti, altri oceani e altre forme di vita.
Luogo di straordinaria bellezza, che incontreremo sul finire del nostro cammino in Licia, è la Chimera: misteriose fiamme che da duemila anni bruciano gas di origine metamorfica che fuoriesce da fessure di rocce antichissime. La meraviglia che suscita questo luogo è alla base di antichi miti e leggende e il pensiero che ci torna adesso è di poter condividere con popoli antichi a la stessa straordinaria suggestione.